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Esperienze didattiche al tempo del Covid-19 - parte terza

 

Competenza digitale degli insegnanti

 

   Che ci sia piaciuto o no, durante il lockdown abbiamo dovuto fare i conti con la tecnologia informatica: connessioni, nuovi hardware, software sconosciuti, piattaforme didattiche, social network. Fino a qualche mese fa si poteva scendere a patti con il digitale e magari optare per sussidi e modalità tradizionali. Da marzo 2020 in avanti non più. Si è trattato di scegliere se continuare a svolgere le lezioni oppure no, senza altre opzioni, prendere o lasciare. Le nostre case si sono improvvisamente trasformate in luoghi high tech! In una famiglia tipo di quattro persone, come nel mio caso, quattro locali con computer fissi e portatili, tablet, smartphone, cuffie bluetooth, microfoni panoramici e webcam. Una condizione da veri nerd. Ci si poteva trovare a proprio agio solamente nel caso in cui  la tecnologia digitale fosse già un ambito sperimentato. Io mi sono divertito un mondo, da appassionato di aggeggi tecnologici quale sono. Purtroppo non posso dire la stessa cosa per le persone a me vicine (familiari, allievi e genitori, colleghi). Alcuni hanno dato di matto, dovendo imparare in pochi giorni a governare ed utilizzare tecnologie non sempre familiari e “friendly”. Permettetemi un aneddoto divertente, per descrivere una situazione limite che sintetizza bene lo stato d’animo generale che, in qualche occasione, ha colto pure i più smanettoni. È una “true story”, forse un po’ colorita ma autentica. 

   Un caro collega prossimo alla pensione (del quale ovviamente non rivelerò il nome) ha giurato solennemente che la prima cosa che farà il prossimo anno, appena raggiunto lo stato di quiescenza lavorativa, sarà recarsi sul ponte vecchio della città in cui vive e lanciare di sotto, giù nel torrente, il proprio computer. Un vero rito catartico - degno di un’opera architettonica del XV secolo che tradizione popolare ha denominato “Il ponte del Diavolo” - al quale cercherò assolutamente di presenziare per non perdere l’opportunità di vivere in prima persona il rinnovarsi dei patti satanici descritti dalla leggenda. Ovviamente come gesto d'amicizia, da buon ecologista, provvederò personalmente alla bonifica del sito.

   Quanti di noi hanno avuto la stessa idea o qualche impulso simile? Non vi è forse successo di non riuscire ad attivare la webcam del vostro computer durante una video lezione? Oppure non capire come condividere con gli studenti alcune risorse didattiche sulla piattaforma digitale? Tutti, esperti o no, almeno in un’occasione ci siamo ritrovati a dover resistere alla tentazione di disintegrare un apparecchio digitale riottoso, incapaci di venire a capo di situazioni intricate, esattamente come il collega prossimo alla pensione. In un modo o nell’altro abbiamo dovuto risolvere ogni problema tecnico, per mancanza di alternative ovviamente. Ora, ritornati alle lezioni in presenza, abbiamo la possibilità di trasformare questa esperienza coercitiva in nuove opportunità. È praticamente impossibile ritornare alla modalità pre-covid, non a caso la DAD è diventata DDI, che sta per didattica digitale integrata e questa volta il cambio di nome/acronimo, secondo noi, è significativo. Ciò non vuol dire che tutte le modalità tradizionali siano da abbandonare, che i libri di carta siano da sostituire con quelli digitali, per carità! Dimostra solamente che non possiamo ignorare le nuove tecnologie e tutte le possibilità che offrono, ad integrazione delle nostre consuete pratiche didattiche.

   Vale la pena soffermarsi per una riflessione in merito alla competenza digitale sviluppata da noi docenti in questi mesi di smart working, in italiano - lavoro da casa - ci piace di più. Come abbiamo già detto, a tutti è successo di dover risolvere questioni digitali nuove e complesse. Trovarsi di fronte a problemi mai affrontati prima, appunto in situazioni nuove e complesse è proprio la situazione giusta per sviluppare nuove competenze. Tra l'altro è condizione in cui poniamo i nostri allievi durante lo svolgimento di prove autentiche di valutazione . Magari anche grazie a questa esperienza probabilmente in futuro riusciremo a progettare meglio e a dimensionare con i dovuti equilibri le attività didattiche programmate per i nostri studenti. 

   È stata una full immersion, un corso di auto formazione intensivo che ha sicuramente aumentato le nostre competenze, la nostra capacità creativa e di problem solving . Non a caso alcuni dirigenti scolastici sagaci non hanno richiesto ai docenti della propria scuola di documentare la partecipazione ad ulteriore attività di formazione per l’anno scolastico 2019/2020. 

Noi tutti, con informazioni reperite in rete, corsi di aggiornamento online, molto spesso con l’aiuto reciproco tra congiunti o in videoconferenza tra colleghi, siamo riusciti a realizzare ciò che dovevamo: effettuare lezioni-riunioni-collegi-scrutini e esami online, registrazioni audio e video da caricare sulla piattaforma digitale della scuola, aprire canali didattici su YouTube per condividere con i nostri allievi video tutorial a supporto della didattica, assemblare filmati con performance - dal duo all’orchestra - da inserire sul sito della scuola per ovviare all’impossibilità di realizzare saggi, concerti e concorsi in presenza. E altro, molto altro ancora!

   Ai lettori di questo blog ai quali verrà voglia di narrare le proprie epiche gesta diciamo: siete i benvenuti, accomodatevi e raccontateci la vostra esperienza. Vanno bene anche link di vostri lavori e scritti già presenti online, l’importante è condividere, ampliare il fronte di discussione, mettere in comune le esperienze per dar loro il giusto valore o magari trarre nuovi insegnamenti per il futuro.

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